
27/11/2017
Imprese e innovazione, la Liguria fatica
fonte Il Secolo XIX di Matteo Dell’Antico
GENOVA. Su hi-tech e innovazione la Liguria non brilla, almeno per numero di piccole e medie imprese presenti sul territorio che operano nel settore: in totale 22 (3,40%) a fronte delle 648 a livello nazionale. Il dato emerge dallo studio “Open Innovative Pmi”, primo progetto italiano dedicato alle piccole e medie imprese ideato dalla società di consulenza Bernoni Grant Thornton in collaborazione con l’Università di Pisa.
Dall’analisi risulta che tra le 648 Pmi iscritte nel registro speciale delle Camere di commercio, il 79% è rappresentato da Srl, la maggioranza opera nei servizi e nel 59% dei casi ha un valore della produzione inferiore al milione di euro l’anno. L’88% delle imprese investe oltre il 3% in ricerca e sviluppo: dalle prime posizioni della graduatoria risulta che 168 hanno sede in Lombardia, 58 nel Lazio, 54 in Emilia Romagna e altrettante in Piemonte. La Liguria, con 22 Pmi innovative, si colloca all’undicesimo posto tra le regioni italiane, davanti soprattutto a regioni del Sud, ad eccezione di Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige. A livello provinciale, invece, tiene il capoluogo ligure: Milano è la prima città con 119 aziende, seguono Roma, Torino, Napoli, Bari, Bologna e Genova (settima in Italia con 19 imprese). La Spezia non va oltre tre imprese registrate in tutta la provincia, mentre il dato allarmante arriva da Savona e Imperia, che neppure compaiono nello studio “Open Innovative Pmi”.
Le piccole e medie imprese innovative – spiega l’analisi, disponibile sul nostro sito www.themeditelegraph.it – rappresentano una particolare categoria di aziende italiane che nel nostro Paese soddisfano, come minimo, due dei tre requisiti richiesti per legge: almeno il 3% del maggiore tra costi e valore totale della produzione riguarda attività di ricerca e sviluppo; la forza lavoro è formata per almeno un quinto da dottori di ricerca, dottorandi di ricerca o ricercatori con tre anni di esperienza, oppure formata per un terzo da personale in possesso di laurea magistrale; la Pmi è «titolare o depositaria o licenziataria di privativa industriale attinente all’oggetto sociale oppure titolare di diritti relativi a software registrato». Tutte le imprese analizzate hanno superato la fase di start up ed hanno mediamente dieci anni di vita: tra queste solo il 7,6% oltrepassa i dieci milioni di euro di valore di produzione, mentre nell’8,64% dei casi è presente una prevalenza femminile nell’assetto proprietario e una prevalenza giovanile nel 6,94%.1155,87% tra le imprese, invece, ha registrato una crescita di fatturato tra il 2015 ed il 2016.
Nello studio – rispetto alle 22 imprese registrate in Liguria – si stima, tuttavia, che sul territorio ligure il numero reale di piccole e medie imprese hi-tech possa essere «di gran lunga superiore». Tutte le aziende in possesso dei requisiti richiesti dalla normativa italiana possono beneficiare di vantaggi in termini di agevolazioni fiscali, esenzioni e opportunità di collaborazione con enti pubblici per internazionalizzarsi e ottenere finanziamenti a condizioni favorevoli.