Osservatorio dell'Università di Pisa

L’Osservatorio PMI innovative è l’unico nel suo genere ed opera presso l’Università di Pisa grazie alla sinergia tra i professionisti di Grant Thornton ed il Dipartimento di Economia e Management, coordinati da Federico Feroci, partner di Grant Thornton.
Il responsabile scientifico è Federica De Santis, docente del Dipartimento Economia e Management dell’Università di Pisa.
L’obiettivo è quello di monitorare ed analizzare «nel continuo» il mondo delle aziende PMI Innovative per evidenziarne le dinamiche demografiche, economico-patrimoniali, organizzative e strategiche. L’Osservatorio diffonde i risultati della propria attività attraverso report, convegni, articoli e presentazioni.
Il report 2021 è stato presentato durante il Convegno e la Cerimonia di Premiazione che si sono tenuti l’11 novembre 2021, presso la sede del CNR a Roma.
ABSTRACT REPORT 2021
La ricerca Osservatorio PMI edizione 2021 mostra un leggero calo delle nuove iscrizioni al registro delle PMI innovative, con 525 nuove aziende tra ottobre 2020 e settembre 2021, contro le 567 osservate nel periodo precedente (ottobre 2019-settembre 2020). Il dato sembra suggerire, anche quest’anno, che il numero di PMI innovative iscritte al registro del MISE sia ancora molto contenuto rispetto al bacino potenziale e che le misure messe in campo dal legislatore a beneficio di questa tipologia di imprese esercitano ancora un limitato potere di incentivazione. Nell’ambito delle citate misure, ricordiamo in particolare gli incentivi fiscali sugli investimenti in start up e PMI innovative istituiti con il Decreto 7 maggio 2019 e le ulteriori misure per il rafforzamento e sostegno dell’ecosistema Startup/Pmi introdotte con il Decreto Rilancio dell’aprile 2020 in risposta alla crisi determinata dall’emergenza sanitaria da Covid-19. D’altro canto, occorre sottolineare che nel corso degli anni la popolazione delle PMI Innovative ha mantenuto un buon andamento di crescita, soprattutto nel triennio 2019-2021, anche considerando l’impatto pervasivo della pandemia sul tessuto economico e imprenditoriale nazionale.
La ricerca Osservatorio PMI mostra una crescita della dimensione media delle PMI innovative, sebbene non in misura tale da invertire i trend già evidenziati nei Report precedenti. Per brevità, viene analizzato in questa sede solo il parametro riferito al fatturato e si rinvia al Report 2021 per le considerazioni riferite agli altri parametri dimensionali (numero di addetti e valore del capitale). Le nuove PMI riconducibili alla categoria delle micro-imprese, con un fatturato al di sotto della soglia dei due milioni di euro, sebbene in calo, rappresentano ancora quasi i due terzi della popolazione di riferimento. Circa un quarto delle nuove PMI Innovative oggetto di osservazione rientrano tra le piccole imprese (fatturato compreso tra i 2 e i 10 milioni di euro) con numeri in crescita rispetto ai dati del 2020. Restano al di sotto del 10%, ma in sensibile crescita rispetto al periodo di osservazione precedente, le aziende qualificabili come medie imprese (fatturato superiore a 10 milioni e inferiore a 50) e, per la prima volta, tra le nuove iscritte si osserva una società con fatturato superiore ai 59 milioni di euro.
L’anzianità media, tra le nuove iscritte, è di poco inferiore ai 9 anni ed evidenzia una leggera diminuzione rispetto ai precedenti periodi di osservazione. Questo dato, e il suo trend evolutivo, si mostrano pienamente coerenti con i requisiti di ammissibilità per l’accesso agli incentivi fiscali per gli investimenti in Startup e PMI innovative disposti dal legislatore con il Decreto 7 maggio 2019. Tale provvedimento prevede, infatti, che risultano ammissibili quelle PMI innovative che operano sul mercato da meno di 7 anni oppure che, superato tale limite temporale, dimostrino di trovarsi ancora in fase di espansione o nelle fasi iniziali di crescita. In particolare, sono considerate ammissibili le PMI innovative che operano sul mercato da più di 7 anni, ma da meno di 10, per le quali un esperto esterno attesti che queste non abbiano ancora espresso il proprio potenziale di rendimento, nonché le PMI innovative che, indipendentemente dalla loro anzianità, abbiano effettuato un investimento in capitale di rischio per il lancio di un nuovo prodotto o per l’accesso a un nuovo mercato geografico che sia superiore al 50 per cento del fatturato medio annuo dei precedenti cinque anni. Nel prossimo futuro sarà pertanto interessante osservare non solo la dinamica delle nuove iscrizioni, ma anche quella delle uscite dal registro.
Tra gli altri elementi “demografici” appare interessante osservare come una percentuale crescente di nuove PMI Innovative, pari a circa il 65% delle aziende osservate, possieda brevetti o software in portafoglio. Sebbene si tratti del requisito maggiormente rappresentato, si osserva altresì una considerevole diminuzione della frequenza delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo. Scarsa, e in calo rispetto al precedente periodo di osservazione, la prevalenza femminile nella compagine proprietaria (7,05%) così come quella straniera (7,05%), che tuttavia evidenzia una crescita dello 0,5% rispetto al 2020. Si conferma la quasi totale assenza di proprietà straniera, con una quota inferiore al 2%.
Per quanto riguarda i settori di attività, tra le nuove iscritte, i dati raccolti nel periodo ottobre 2020 – settembre 2021 confermano che il settore dei servizi è quello maggiormente rappresentato, con PMI attive particolarmente nella produzione di software, nella consulenza informatica, nelle attività di ricerca e sviluppo scientifico, nella consulenza, nel commercio, nell’elettronica e nella fabbricazione di prodotti chimici. L’analisi dei settori di attività conferma in larga parte quanto osservato nei precedenti periodi di osservazione. Questi settori, che nel 2021 rappresentano insieme circa il 75% delle PMI innovative osservate, sono tra i settori che erano stati individuati come in grado di rispondere meglio alla profonda crisi innescata dall’emergenza sanitaria da COVID 19, anche sulla base delle ipotesi formulate dal Cerved Industry Forecast del maggio 2020. Analizzando i dati disponibili a un anno dall’inizio della pandemia, e confrontandoli con quelli evidenziati dall’Osservatorio sui bilanci 2020 elaborato dal Cerved Group S.p.A., è possibile identificare alcuni risultati significativi.
Le analisi economico-finanziarie sulle PMI Innovative con bilanci disponibili nel 2019 e nel 2020 sono state condotte per un campione di imprese più ampio rispetto a quello analizzato nei periodi di osservazione precedenti (1.485 imprese), che comprende sia nuove che vecchie iscritte. I risultati delle analisi evidenziano una elevata variabilità nei livelli di fatturato in ragione della dimensione aziendale. Nel confronto tra i dati dell’esercizio 2019 e quelli dell’esercizio 2020 emerge infatti che le aziende di minore dimensione hanno subito perdite di fatturato più consistenti rispetto a quelle di dimensioni maggiori. Mentre le PMI con volumi di fatturato fino a un milione di euro hanno subito un decremento medio di circa il 36%, quelle con volumi di fatturato superiori ai 5 milioni di euro hanno registrato una variazione media positiva pari a circa il 21,71%. Se prendiamo in considerazione solo le PMI innovative che hanno avuto un incremento di fatturato, prescindendo dalla loro dimensione, l’incremento medio è +27%. Questi risultati appaiono in controtendenza rispetto a quelli messi in evidenza dell’Osservatorio sui bilanci di Cerved Group S.p.A., riferito a 227 mila bilanci di aziende italiane, che per il 2020 mostrano, a livello aggregato, un calo medio di fatturato intorno al 10,7%, con un peggioramento più consistente per le imprese di dimensioni maggiori.
Sotto il profilo reddituale, a livello aggregato, si osserva un peggioramento della performance delle PMI innovative rispetto al 2019, con una diminuzione del valore medio dell’EBIT ed una corrispondente diminuzione dell’indicatore EBIT/Fatturato. A livello analitico, coerentemente con quanto osservato in riferimento ai volumi di fatturato, si osservano tendenze differenti in base alla dimensione delle aziende considerate. Mentre le imprese di minori dimensioni (micro e piccole imprese) subiscono un peggioramento significativo dell’EBIT medio, che assume per il 2020 valori negativi, le imprese di media dimensione confermano le tendenze osservate nel 2019. Le aziende con un volume di fatturato superiore ai 50 milioni di euro, infine, ottengono addirittura un miglioramento della performance reddituale.
Sotto il profilo patrimoniale, si osserva un valore medio del patrimonio netto pari a circa 2 milioni di euro, in crescita rispetto al precedente esercizio. Questa tendenza si dimostra coerente con le misure legislative finalizzate ad incentivare la capitalizzazione delle PMI Innovative.
Sebbene sia stata ulteriormente rinviata l’entrata in vigore del codice della crisi d’impresa, nel Report 2021 si è deciso di simulare l’applicazione del sistema di indicatore allerta e prevenzione della crisi e dell’insolvenza. Si tratta di un’analisi del tutto innovativa, basata sul calcolo di quattro dei cinque indici di allerta proposti nel documento predisposto dal CNDCEC in applicazione proprio del nuovo codice della crisi d’impresa. L’analisi svolta in questo senso ha riguardato un campione significativo di PMI Innovative, composto da 1.389 aziende per le quali risultavano reperibili i dati necessari ad impostare il sistema di indicatori considerati.
Il primo di questi indicatori si riferisce alla sostenibilità degli oneri finanziari, ossia al rapporto tra oneri finanziari e fatturato, confrontato con il relativo benchmark di settore individuato dal CNDCEC. A livello analitico, 7 dei 17 settori analizzati evidenziano un segnale di allerta in riferimento alla capacità di sostenere l’onerosità del capitale di debito, tra i quali rilevano in particolare i settori agricolo, dei trasporti e dello spettacolo. Si tratta di risultati ampiamente coerenti con l’impatto delle restrizioni imposte dalle misure di contenimento della pandemia da Covid-19. A livello aggregato, i dati settoriali elaborati dall’Osservatorio evidenziano un miglioramento medio di questo indicatore, che passa dal 3,44% del 2019 al 2,74% del 2020. Anche in questo caso, la tendenza analizzata si dimostra in linea con le misure di sostegno adottate dal legislatore in termini si finanziamenti garantiti a tassi agevolati per le imprese.
Le PMI innovative mostrano inoltre un buon livello di adeguatezza patrimoniale, intesa come rapporto tra patrimonio netto e mezzi di terzi, sebbene il dato medio aggregato evidenzi un sensibile peggioramento dell’indicatore. Anche in questo caso, il valore elevato dei livelli di capitalizzazione si dimostra coerente con le già menzionate misure di sostegno agli investimenti in capitale di rischio nelle Startup e nelle PMI Innovative. Tali considerazioni sono confermate anche dal fatto che solo 40 delle 1389 PMI Innovative analizzate presenta una situazione di deficit patrimoniale, una condizione di squilibrio fortemente segnaletico di uno stato di crisi e di possibile insolvenza.
I dati relativi alla solidità finanziaria e patrimoniale delle PMI Innovative si mostrano altresì coerenti con quanto evidenziato a livello nazionale dall’Osservatorio sui bilanci 2020 elaborato dal Cerved Group S.p.A., che constata un generale miglioramento sia della sostenibilità finanziaria che dei livelli di capitalizzazione delle imprese italiane, anche in questo caso coerente con l’ampia disponibilità do prestiti garantiti e incentivi alla patrimonializzazione delle imprese.
Il terzo indicatore di allerta calcolato con riferimento alle PMI innovative riguarda la capacità dell’azienda di generare flussi di liquidità mediante l’impiego delle proprie risorse (o indice di ritorno liquido dell’attivo patrimoniale). In questo caso, solo con riferimento ad alcuni settori (5 dei 17 analizzati) i dati hanno messo in evidenza una difficoltà delle aziende di generare risorse liquide attraverso l’impiego delle proprie attività, mentre nei restanti casi l’indice di ritorno liquido del capitale investito risulta ampiamente superiore al dato medio di settore.
Infine, si è analizzato l’indice di liquidità primario, che esprime la capacità dell’impresa di far fronte ai propri debiti a breve per mezzo dell’attivo circolante. Anche in questo caso, i dati mostrano una situazione molto positiva, con un unico settore in allerta (peraltro rappresentato da un’unica impresa nell’ambito del campione).
In conclusione, l’analisi condotta sugli indicatori di allerta applicati al contesto delle PMI Innovative mette in evidenza una assoluta maggioranza di aziende in buono stato, dato ancora più incoraggiante se contestualizzato nell’ambito della crisi economica scatenata dalla pandemia.
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